Michele D’Apolito, Partner Studitalia, analizza le recenti pronunce dei Tribunali di Mantova e Como che definiscono i confini dello strumento.
Due recenti sentenze stanno tracciando una linea sempre più netta: la composizione negoziata è uno strumento per il risanamento dell’impresa, non per gestire la sua liquidazione.
I Tribunali di Mantova (30 giugno 2025) e Como (10 luglio 2025) hanno ribadito un principio fondamentale: senza concrete prospettive di continuità aziendale, la composizione negoziata non è lo strumento giusto. E le misure protettive non possono essere concesse se manca un piano credibile di rilancio.
Cosa significa per la tua impresa
Se stai valutando la composizione negoziata, devi sapere che:
- Serve un piano di risanamento reale: non basta un progetto generico o liquidatorio. Il Tribunale vuole vedere prospettive concrete di continuità.
- Le misure protettive richiedono solidità: vengono concesse solo se dimostri che l’insolvenza è reversibile e che hai una strategia verificabile.
- La liquidazione ha altri strumenti: se la continuità non è perseguibile, esistono procedure più appropriate. Usare la composizione negoziata come “dilazione” non funziona più.
Il contesto normativo
Queste sentenze si inseriscono in un orientamento giurisprudenziale ormai consolidato, che include pronunce dei Tribunali di Bologna, Monza, Verona e Pavia. Tutte nella stessa direzione: la composizione negoziata è vincolata al risanamento come previsto dal Codice della Crisi.
Cosa fare ora
Se la tua azienda sta affrontando una crisi:
- Valuta con trasparenza le reali prospettive di continuità
- Costruisci un piano credibile basato su dati verificabili e risorse concrete
- Scegli lo strumento giusto per la tua situazione specifica
L’errore più costoso è perdere tempo con lo strumento sbagliato.
Approfondisci l’analisi completa
Michele D’Apolito ha analizzato nel dettaglio queste sentenze e le loro implicazioni nel suo articolo per Il Sole 24 Ore:
Leggi l’articolo completo qui: https://lnkd.in/eSjncxVB
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